Siamo nel 2017, l’anno del 25 esimo anniversario della missione di Franco Malerba nello spazio, il debutto dell’Italia astronautica, un’occasione da non perdere per proporre finalmente una riedizione del suo libro La Vetta. Quest’opera, ormai esaurita nelle librerie da molti anni, ma ancora richiesta, era diventata un oggetto cult degli appassionati. Come il buon vino, La Vetta rimane un testo piacevolmente seducente a distanza di anni e leggendolo chiunque può scoprire le complessità e le meraviglie del viaggio nello spazio, ancora del tutto attuali nelle missioni di oggi.
La “vetta” è da sempre il luogo arduo e sacro dell’avventura, della conoscenza e della spiritualità e Franco Malerba, di ritorno dalla “sua vetta” ci offre un racconto che alterna le cadenze del thriller a quelle più mediate del romanzo di riflessione filosofica nel quale il lettore – in virtù anche di un talento letterario non comune in un uomo di scienze – viene accompagnato per mano alla scoperta delle ragioni ultime, quelle più vere, per cui esseri umani normali sfidano se stessi in un ambiente anormale e ostile, nell’ascesa alle “vette” più alte e lontane che abitanti della Terra abbiano mai tentato.
Bruno Guzzo – SAGEP Editori
Anno 1993
La vigilia del mio lancio, al quartiere degli astronauti del Kennedy Space Center, un po’ isolato dal mondo per via della quarantena, ricevevo notizie sul tifo di quel centinaio di italiani che erano venuti spontaneamente, a loro spese, fin là, per assistere a quella partenza; molti altri ci seguivano da casa tramite la televisione e i giornali. Forse era la curiosità, forse era affetto per un connazionale alle prese con un progetto potenzialmente carico di imprevisti.
In quelle ore ho sentito il desiderio e il dovere di documentare quelle situazioni straordinarie in una narrazione personale della mia missione, per riferire almeno in parte questa esperienza ai miei compatrioti, ai contribuenti italiani, i nostri silenziosi azionisti; di presentare la nostra impresa anche e soprattutto ai non addetti ai lavori, con un pensiero speciale per i giovani, ai quali spero che il fascino dell’esplorazione possa ispirare ancora l’interesse per lo studio e il coraggio delle scelte impegnative.
Per questo riconosco all’editore Gian Marco Tormena, oltre al rispetto per il rischio imprenditoriale inerente alla realizzazione di questo libro, la gratitudine di avermi permesso di tradurre in realtà un impegno morale per me molto importante.
La missione scientifica cui ho partecipato è il frutto di una formidabile collaborazione tra Italia e Stati Uniti; i protagonisti del mio racconto sono i miei compagni di avventura, gli astronauti della missione STS-46. Mi è parso cortese esprimere questo racconto anche nella lingua dei colleghi americani, nella nostra lingua comune di lavoro: l’inglese. Per fare questo avevo bisogno di un aiuto esperto e dedicato. Fortunatamente non ho dovuto cercare lontano: mia moglie Marie-Aude, che ha partecipato e vissuto personalmente questa avventura, mi ha offerto la sintesi fra la competenza linguistica e la conoscenza dei fatti personalmente vissuti, oltre all’incoraggiamento affettuoso che mi era ugualmente necessario.
Ringrazio i colleghi dell’ASI (l’Agenzia Spaziale Italiana), il Presidente Professor Luciano Guerriero e il Direttore Professor Carlo Buongiorno per aver tradotto in realtà la missione TSS-1 e la comunità scientifica italiana e americana per avermi scelto e dato fiducia per il compito di operatore scientifico di bordo.
Ringrazio la NASA per avermi trasmesso le competenze necessarie per salire a bordo dello Shuttle, per avermi accettato con amicizia nel gruppo più prestigioso dei pionieri dello spazio.
La mia gratitudine sfuma nell’affetto per tutti gli amici e colleghi dell’Astronaut Office della NASA, dove ho trascorso tre anni tra i più interessanti della mia carriera.
Il nostro è tempo di rapidi cambiamenti: è passato poco più di un anno dalla mia missione e già lo scenario economico e politico globale è cambiato sostanzialmente.
Ma pur nell’evoluzione delle priorità della nostra società, lo Spazio resta un territorio inesauribile di ricerca, una palestra formidabile di nuove tecnologie. E gli astronauti, sempre meno supermen e sempre più operatori scientifici, soggetti attivi di esperimenti medici, collaudatori sul campo, continueranno ad offrire un elemento di flessibilità e di creatività preziose per l’interpretazione di situazioni sperimentali nuove; talvolta, proprio come nella nostra missione, risolveranno situazioni di avaria delle apparecchiature di bordo altrimenti irrimediabili.
Mi auguro che l’Italia e l’Europa potranno continuare a giocare un ruolo di primo piano in questo campo in un quadro di crescente collaborazione internazionale.
Franco Malerba